DI UN SANTO, DI ANGELI E VOLI DI PIETRE
Si accucciò il Santo dietro una siepe, aspettò paziente fino all’ora più buia
e scoprì il fatto, li vide: esseri alati, pazienti e leggiadri,
avvolti da luce celeste portavan di là della Dora
le pietre, le travi.. e il Santo capì
Lui non era nato qua, era nato in un paese lontano, perso tra le campagne, che gli diede il nome di Giovanni. In quel paese mosse i primi passi, crebbe, diventò Giovanni Vincenzo. Vincenzo, sì, come suo padre, uomo rispettato e invidiato da tutti per la fortuna che aveva accumulato negli anni.
Fortuna che avrebbe dovuto ereditare lui, Giovanni: a lui, unico figlio maschio di quella ricca gente, toccava il compito di tenere alto il nome della famiglia, tramandarlo in futuro a nuovi eredi che avrebbero fatto lo stesso, così era scritto, così era stato deciso. Ma in un angolo remoto del cuore, Giovanni Vincenzo sentiva un sussurro. Non era quello il suo desiderio, il suo vero motore: lui voleva servire il Signore, quel morto in croce, quel pazzo Jesùs, che parla di amore e di verità.
Giovanni ascoltò la flebile voce del suo desiderio, guardò negli occhi quel grido e lo assecondò: senza dir nulla un giorno partì, si incamminò, mosse i suoi passi verso un paese ancor più lontano e lì si fermò.
Per anni visse in quel paese lontano, sulle rive del mare, e quello gli cambiò nome e lo battezzò Padre e poi Arcivescovo. Finalmente esaudì quel suo desiderio, serviva Jesùs attaccato alla croce: guardava negli occhi la povera gente, ascoltava gli strazi dei loro cuori, aiutava i malati, serviva gli infermi.. Qualcuno racconta che riuscì perfino a strappare alla Morte una povera bimba. Il Santo, lo chiamava la gente, continuamente, di giorno di notte, “Accorri Santissimo uomo di Dio, aiuta noi miseri, intercedi per noi!”
Giovanni sentì di nuovo la flebile voce: non quello voleva, non sognava così, voleva la pace, il silenzio, la contemplazione.. E un giorno partì, nuovamente, senza dir nulla a nessuno e s’incamminò. Lui, l’Arcivescovo, Giovanni Vincenzo, Giovanni ascoltò di nuovo la flebile voce del suo desiderio, che urlava dall’angolo remoto del cuore. La sentì, la ascoltò e la assecondò. Non era più quello il suo posto e dopo lungo pellegrinare approdò lì, sul monte Caprasio, si spogliò delle vesti, dei suoi tanti nomi e cominciò a viver di nuovo.
Pregava, pregava, pregava, pregava..
Finchè una notte, gli apparve in sogno Mika’il, il capo delle schiere celesti, l’Arcangelo dalla grande spada. Mika’il, che con voce tonante ordinò:
“Lassù è giunto il tuo parlare
voglio che tu costruisca un altare
che a me, Mika’il, sia dedicato
perché da tutti possa esser pregato.
Se volti lo sguardo lo vedi,
il luogo da me prescelto
là vivranno i tuoi eredi
non perdere tempo, fa svelto.”
Giovanni si destò di soprassalto, sgranò gli occhi, si guardò intorno: era solo, attorno il silenzio. Era stato uno scherzo di fantasia? Ma volse lo sguardo e la vide, accanto al suo parco giaciglio, una piuma dorata, brillare ai raggi del sole che proprio allora sorgeva e capì. Non è illusione, non è fantasia, l’angelo davvero aveva scelto lui per quell’alto compito e subito si mise al lavoro. Per l’intera giornata cercò, spaccò, ammucchiò pietre, legni, bastoni, li impilò, li legò, li assemblò a formare le fondamenta..
“Una chiesa grandiosa costruirò, un luogo di pace, un posto divino, un luogo tranquillo dove l’Arcangelo verrà a riposare”
Lavorò come un mulo fino al calar della notte, finché, esausto, si abbandonò sul giaciglio: “Ho ben faticato, ma ne è valsa la pena, manca poco a finire.”
Accolse il sonno pensando a quel mucchio di pietre che chiesa, presto, sarebbero state..
Poi venne il giorno, il gallo cantò e Giovanni.. gridò! Gridò di spavento, gridò di stupore: le pietre, le travi, le assi, era tutto sparito! Com’era possibile? Non aveva sentito rumori notturni, nessun’avvisaglia di quel furto dannato.
Non indagò, mutò pensiero: “È una prova dell’Angelo, ne son sicuro, vuole veder se son degno di questa missione” e così, senza fiatare, si rimise al lavoro.. cercò, spaccò, impilò pietre, legna, assi… finché, nuovamente stravolto, soddisfatto della fatica, crollò sul giaciglio e si addormentò.
Poi venne il giorno, il gallo cantò e Giovanni.. gridò! Di nuovo era tutto svanito!
“Certo, Michele, che sei un tipo tosto, non ti ho convinto del mio cuore sincero?”
E per la terza volta Giovanni, senza fiatare, si alzò e cercò, spaccò, impilò pietre, legna e assi…
E la notte venne e passò: il giorno arrivò, il gallo cantò e Giovanni.. gridò. Oh sì, gridò, gridò ancora, ancora una volta era tutto sparito, scomparso, volatilizzato.
“Non può essere l’Angelo, sarebbe crudele! Ma chi è stato, mi chiedo? Un ladro, un bandito, un invidioso? Chi potrebbe osteggiare questa creazione?”
Si mise a cercare tracce, orme, indizi, ma nulla, neanche l’orma di un dito.. Gli venne un’idea: per l’ultima volta cercò, spaccò, impilò pietre, legna e assi, come se nulla fosse accaduto, ma la sera si tenne lontano dal giaciglio.
Si accucciò dietro una siepe: avrebbe sorpreso quel mascalzone, le mani nel sacco! Aspettò paziente fino all’ora più buia e scoprì il fatto, li vide: non era uno, il mascalzone, erano due, tre, dieci, cento!
Cento esseri alati, pazienti e leggiadri, che avvolti da luce celeste portavan di là dalla Dora le pietre, le travi, le assi.. e Giovanni capì.
“Se volti lo sguardo lo vedi / il luogo da me prescelto..” ma lui non si era voltato, non aveva alzato lo sguardo, eppure chiaro aveva parlato l’Arcangelo. Non lì voleva dimora, ma dall’altra parte, su quel monte laggiù, sul Pirchiriano.
Subito si mise in cammino, raggiunse la valle, guadò il fiume, risalì i pendii.. e arrivò in una radura dove trovò già ammonticchiate le pietre, le travi, le assi che in quei giorni aveva raccolto. Quello era il posto, lì sorgerà la casa dell’Angelo! E finalmente sereno si addormentò.
Penso sia chiaro, non l’ho detto
Michele ottenne, infine, il suo tetto.
Senza più furti o spaventa
della chiesa sorsero le fondamenta.
Ancora esiste, non è fantasia
guardate lassù, è l’Abbazia.
Solo mani celesti potevan portare
in alto a quel monte il materiale
Giovanni Vincenzo finì il suo lavoro
e voi della storia fate tesoro:
occhi aperti sul mondo che continuamente
vi dà consigli e non scherza per niente!
La voce interiore sappiate ascoltare
verso grandi orizzonti vi saprà portare
non è troppo tardi per cambiare strada
non avrete rimpianti, mal che vada.


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